Workshop LGI: agli albori di una nuova professione

Il racconto di Roberto Musicò, uno dei partecipanti alla recente esperienza di Reggio Calabria.
29.03.2023 13:00 di Stefano Rossoni   vedi letture
Foto: www.reggina1914.it
Foto: www.reggina1914.it

Passione, competenza, professionalità. Queste le prime impressioni che mi vengono in mente riavvolgendo il nastro del Workshop tenutosi dal 24 al 27 marzo presso il centro sportivo Sant’Agata di Reggio Calabria.

Partiamo dal primo, appunto passione: senza questo sentimento probabilmente nemmeno sarebbe stata fondata La Giovane Italia. Ammirare “da esterno” tutto il tempo che impiega, lo studio che c’è stato e c’è dietro, un professionista come Paolo Ghisoni, personalmente mi ha profondamente colpito. A tal proposito, un grandissimo ringraziamento va al maestro che ci ha seguiti, ha tracciato le prime linee del nostro percorso e anche bacchettati quanto era giusto farlo. Sporcarsi le mani, resistere alle intemperie, armarsi di pazienza... Sono solo un accenno degli insegnamenti che mi porto dietro da questa esperienza. Ma la cosa che mi preme sottolineare è il clima quasi familiare nel quale si è tenuto il gruppo di lavoro. In questo, un plauso va sicuramente ai padroni di casa della Reggina che ci hanno trattato come fossimo già della loro famiglia.

Sulla competenza, in soli 4 giorni abbiamo potuto solo sfiorare il bagaglio culturale e tecnico de La Giovane Italia, ma se questo è solo l’inizio ci sarà da divertirsi senza alcun dubbio. In questo senso mi preme ringraziare il collega Daniele Burigana, che ci ha mostrato i piccoli segreti che ci sono dietro ad una ripresa della partita e al montaggio della stessa, con estrema gentilezza e chiarezza.

Concludo il primo viaggio sulla professionalità. Certamente non devo e posso essere io a commentare o giudicare un grandissimo professionista come Paolo Ghisoni, ma il modo in cui ti fa sentire parte integrante della squadra e ti coinvolge in ogni momento (da qui nasce il concetto di “laboratorio di idee” de La Giovane Italia) credo che difficilmente si possa ritrovare nel mondo del calcio.

Ma lasciatemi dire un’ultima cosa… Sono arrivato il 24 marzo al Sant’Agata come un uomo pieno di speranze e con un sogno nel cuore, ma anche titubante ed insicuro. Ne sono uscito lunedì ancora più convinto che questa possa essere la mia realtà.

Roberto Musicò