Marucchi: “Ad Ascoli un progetto pionieristico” 

24.12.2021 08:45 di Edoardo Ferrio   vedi letture

Gianmarco Marucchi, ascolano doc, ha vissuto e contribuito in primo piano alla rinascita e alla crescita dell'Ascoli negli ultimi anni: dopo il fallimento societario del 2013, le proprietà di Bellini prima e e l'attuale di patron Pulcinelli poi, hanno risollevato le sorti dei bianconeri, con un progetto importante che punta a formare un settore giovanile di alto profilo. “Ci tengo molto a ringraziare la proprietà del patron Pulcinelli - dice subito in apertura il responsabile del settore giovanile ascolano - per avermi trasmesso in prima persona la sua ambizione e la sua forte motivazione. Oltre a lui ringrazio anche i fratelli Maurizio e Stefano D'Alessandro perché stanno cercando di dare un'impronta unica a tutto il modo di intendere il settore giovanile ascolano”.

Direttore, quali sono le novità principali che avete apportato nei tempi recenti ad Ascoli?
“Abbiamo avuto nel corso di questi ultimi cinque-sei anni due proprietà e due rivisitazioni importanti nella società. Ne è derivato un susseguirsi di direttori sportivi e generali, ognuno con le sue esperienze, che ha generato una serie di ripartenze del modo di interpretare il settore giovanile. Attualmente, con l'era Pulcinelli, e questa sua ultima rivisitazione dell'aspetto societario, sono arrivati i fratelli Maurizio e Stefano D'Alessandro, che nel giro di poco hanno avviato un progetto importante, che anche se è appena partito fa già respirare un'aria diversa”.

Di cosa si tratta?

“Stiamo cercando di proseguire su un doppio percorso del settore giovanile: da un lato mantenendo la società radicata nel territorio locale, ma dall'altra cercando di creare dei centri Ascoli Calcio delocalizzati nel territorio nazionale. Il nostro gruppo di under 18, per esempio, ha sede a Roma e ha un bacino d'utenza molto più grande delle altre nostre scuole calcio. In un mese è stata creata una rosa che si sta difendendo in un panorama importantissimo contro squadre di alto profilo. Non sono mancati nemmeno alcuni risultati sul campo, il che ci riempie di soddisfazione”.

Quanto è stato duro riprendere l'attività dopo il Covid?

“Molto. Due anni fa avevamo oltre quaranta ragazzi in convitto, cui abbiamo dovuto rinunciare per le misure di contenimento della pandemia e soprattutto la Primavera, che era appena stata promossa in Primavera 1, ne ha pagato le conseguenze maggiori, anche a livello mediatico. Ora ne abbiamo quattordici e stiamo ripartendo, ma avendo un piccolo bacino da cui attingere, visto che Ascoli ha solo 45 mila abitanti, e che vige ancora un forte campanilismo con San Benedetto, la scelta di giocatori nel territorio resta limitata. L'espansione sul piano nazionale non può che crearci giovamento”.

Qual è la soddisfazione di avere in prima squadra un giocatore come Danilo Quaranta, cresciuto con il vostro settore giovanile?

“È il più tangibile dei frutti sviluppati in questi anni. Danilo è un ragazzo del territorio, della vicina Teramo, che ha sempre avuto una grandissima intelligenza anche in età giovanile, sin dai sedici anni quando i ragazzi tendono a perdersi dietro a sciocchezze. Lui invece è sempre stato molto quadrato, sia nella gestione che da un punto di vista atletico. In convitto, a livello comportamentale, si notava sin da subito una maturità superiore rispetto ai suoi coetanei. Un mancino naturale, con capacità e predisposizione a giocare esterno, ma che si è adattato a fare il centrale di sinistra con ottimi risultati”.

Anche Luca Bolletta sta entrando nell'orbita della prima squadra.

“Sì, è un ragazzo jesino, cresciuto qui in zona e da diversi anni gioca con noi. Nelle ultime quattro stagioni ha sempre giocato da sottoleva nella categoria superiore, fino all'approdo in Primavera e poi in prima squadra, grazie ad una maturità caratteriale e tecnica al di sopra della norma, visto e considerato un ruolo delicato come quello del portiere. Ha anche ricevuto alcune convocazioni in nazionale, sia prima che dopo la pandemia, fatto da non sottovalutare: tornare ad alti livelli mentali e fisici dopo due anni in cui si è giocato a livello quasi solo amatoriale non è scontato, ma Luca ha dimostrato grande maturità in questo periodo”.

In chiusura, hai qualche sogno nel cassetto?

“Più che un sogno, ho un'ambizione: crescere professionalmente di pari passo con l'Ascoli. Lavoro nella società che rappresenta la mia città e vorrei che questo percorso professionale restasse legato al bianconero a lungo. Un percorso di crescita continuativo che mi permetta di vivere tanti anni ancora qui dove sono nato e cresciuto”.