Pasquale Arleo: “Sogno un Potenza di lucani in Serie B”

04.12.2021 08:45 di Edoardo Ferrio   vedi letture
Pasquale Arleo: “Sogno un Potenza di lucani in Serie B”

Per Pasquale Arleo, Potenza è la rappresentazione dell'eterno ritorno. Potentino di nascita, classe 1958, a 63 anni è tornato per l'ennesima volta nella società della sua città, dove già era stato allenatore in passato, guidando anche la squadra lucana alla promozione in C1. La sua carriera non si è fermata ovviamente a Potenza: in 35 anni, Arleo è stato ovunque nel territorio: Lavello, Invicta, Melfi, Pisticci e chi più ne ha più ne metta. Questa volta, il tecnico potentino è tornato nella sua città natale nelle vesti di responsabile del settore giovanile, dopo essere stato allenatore prima e direttore dell'area tecnica poi della squadra rossoblu.

Direttore, per lei Potenza è un eterno ritorno.
“Vivo e risiedo qui, dove ho moglie e tre figli. Chiaramente ho dedicato molto tempo a Potenza e al Potenza. È la mia vita. Ho anche affrontato spesso il Potenza da allenatore, come a Melfi e a Picerno, battendolo spesso, e questo mi ha causato anche qualche dissapore, passato in fretta. Sono corretto e professionale fino in fondo e allenai sempre per vincere anche contro la squadra della mia città; mi dispiacque personalmente ma professionalmente feci la cosa giusta. La chiave è quella: in città sono apprezzato ma anche discusso perché non ho mai fatto sconti”.

Dopo tanti anni da allenatore come hai vissuto il passaggio a responsabile del settore giovanile?
“Mi sto adattando piano piano, ogni tanto ho l'istinto di prendere il fischietto in mano durante l'allenamento ma per fortuna sono riuscito a resistere alla tentazione. Domenica a Catania ero in panchina e ho partecipato attivamente alla vittoria della squadra, ma con la consapevolezza che il fischietto è appeso al chiodo”.

Cosa l'ha convinta a fare il responsabile del settore giovanile?
“Sono stato fortemente voluto da Michele Falasia e Nino Marchese: da quando me n'ero andato via non è mai stato venduto un calciatore del Potenza. Da quest'anno sono di nuovo qui e ci siamo posti l'obiettivo di portare in tre anni giocatori dalle giovanili in prima squadra. Mattia Sessa è il primo e speriamo che sempre di più approdino tra i professionisti”.

Di lui cosa mi puoi dire?
“Da un mese e mezzo gioca in prima squadra, ha fatto tre-quattro partite e potrebbe anche fare di più, basterebbe un po' più di tempo sul campo. Abbiamo altri quattro-cinque ragazzi in rampa di lancio e già due-tre hanno fatto il ritiro con la prima squadra: se ci salviamo secondo me riusciremo a programmare un futuro con sempre più giovani del Potenza in prima squadra”.

Certo che allenare i ragazzi in Basilicata non è semplice, vista la carenza di strutture.
“Ci sono tantissimi limiti, dire che ce n'è solo qualcuno è riduttivo. Stiamo facendo i miracoli: ho chiesto personalmente allo staff tecnico di fare gli allenamenti il più possibile alla mattina perché i ragazzi si allenino al pomeriggio, con la possibilità di far giocare i giovani il più possibile. Purtroppo non abbiamo campi a disposizione per fare di più”.

Una situazione che ha trovato non solo a Potenza.
“Qui al Sud il 60-70 percento delle città è così, tranne alcune situazioni tampone. Il Bari ha una struttura privata ma è caso particolare; solo alcune realtà come Catania sono veramente avanzate”.

Come si potrebbe fare un passo in avanti?
“Dovremmo sbloccare delle situazioni a livello legislativo in modo che le società abbiano il proprio centro sportivo: questo farebbe crescere i giovani talenti locali. Darebbe la possibilità di avvicinarsi al professionismo e questo ci darebbe ricavi e aiuterebbe la logistica in modo che i calciatori in erba diventino professionisti”.

Quali sono i vostri sistemi di scouting?
“Facciamo degli stage iniziali e andiamo a vedere il campionato regionale, che purtroppo non è di livello altissimo. Quindi ci affidiamo a qualche collaboratore e consulente che ci indica quali ragazzini possano essere all'altezza della situazione”.

In regione poi non avete molti praticanti.
“Ci sono 600 mila abitanti e due squadre tra i professionisti: le possibilità sono ridottissime, sia a livello di numeri che di spazi, quindi ci affidiamo alla provincia il più possibile. Cerchiamo di avere più lucani possibili in squadra. I praticanti sono pochissimi: non ci sono strutture, non ci sono istruttori, non ci sono leggi ad hoc per investire nel calcio perché si faccia sport in maniera professionale e professionistica”.

Hai un sogno nel cassetto?
“Il sogno che vorrei realizzare è quello di vedere il Potenza in Serie B, come quando ero piccolino. Noi diciamo spesso una frase “Prima di morì vorrei vedere il Potenza in Serie B”. Se poi ci fosse anche qualche ragazzino del vivaio che gioca in prima squadra sarebbe veramente il massimo”.

Credit photo: Tuttopotenza.com