Con il fuoco negli occhi e il cuore in campo: Delis Gjeci

Dalla Liventina all’Inter, passando per un gol-capolavoro contro l’Empoli: il talento friulano classe 2009 che fa parlare il pallone e sussurra al futuro.
18.06.2025 10:15 di  Enrico Signorini   vedi letture
Delis Gjeci
Delis Gjeci
© foto di Enrico Signorini

Non sempre il risultato finale racconta tutta la storia. Nel corso di un campionato intenso e competitivo, Delis Gjeci si è messo in mostra come uno dei giovani più promettenti dell’Inter. Nonostante la squadra non sia riuscita a conquistare la finale, il suo rendimento costante, fatto di gol decisivi, assist e giocate di qualità, ha acceso i riflettori su un talento dal futuro luminoso.

Delis è nato il 27 febbraio 2009 a Pordenone, una città tranquilla del Friuli, dove il pallone è spesso il primo grande amore. E lo è stato anche per lui. Un amore che ha coltivato sin da bambino, tra le strade e i campi della Liventina, dove ha mosso i primi passi. Ma il talento non ama restare nascosto troppo a lungo: il Pordenone lo nota, lo cresce, poi l’Inter lo chiama. E lui risponde.

Chi lo conosce lo descrive come un ragazzo riservato, educato, di poche parole. Ma basta che inizi la partita e tutto cambia: Delis in campo si trasforma. È leader, è istinto, è tecnica pura. Lo vedi lì, con il numero 9 sulle spalle, ma non è un “nove” qualsiasi. È un attaccante moderno, che viene incontro, costruisce gioco, salta l’uomo, inventa. E quando parte, la gente sugli spalti trattiene il fiato.

Contro l’Empoli, nella semifinale di ritorno Scudetto, il talento neroazzurro ha tirato fuori tutto quello che aveva: gambe, cuore, istinto e talento. Il suo gol – un capolavoro individuale – è arrivato all’inizio del secondo tempo: parte quasi dalla linea di fondo, sfida e salta il suo marcatore con un gioco di gambe elegante e rabbioso insieme, poi converge e conclude in porta. Un colpo da campione, di quelli che fanno rumore anche senza microfoni.

Pochi minuti più tardi, ancora lui: riceve al limite, si sposta il pallone sul destro e lascia partire una parabola a giro che si stampa sulla parte alta della traversa. Una giocata “alla Del Piero”, di quelle che strappano applausi anche agli avversari. E come se non bastasse, è ancora lui – ispirato e sempre dentro la partita – a costruire l’azione che porta al gol del sorpasso interista firmato Owusu. Tre momenti, tre lampi di classe purissima, che avrebbero meritato un finale diverso.

Ma non sempre il calcio restituisce ciò che prendi, almeno non subito. L’Empoli resiste, approfitta del miglior piazzamento in campionato, e va in finale. L’Inter si ferma, ma lo fa con dignità. E con un protagonista che si prende la scena anche nel giorno dell’eliminazione.

Il ragazzo ha il cuore che batte per due nazioni: Italia e Albania. Gioca per l’Italia U16, ha già segnato in azzurro, ma porta con sé anche l’orgoglio delle sue radici albanesi. Una doppia identità che non divide, ma arricchisce. Due culture, due mondi, un unico sogno: arrivare in alto, restando se stesso.

Tra un allenamento e l’altro, tra una convocazione e una verifica a scuola, il classe 2009 è ancora un sedicenne con sogni normali: il calcio, sì, ma anche la famiglia, gli amici, una canzone nelle cuffiette prima della partita. È un ragazzo come tanti, con un dono raro: quello di emozionare con un pallone tra i piedi.

E in fondo, la sua è già una bella storia. La storia di chi ha talento, sì, ma anche testa e cuore. La storia di chi cade, si rialza, segna, esulta e poi si ferma un attimo, a guardare le tribune, a cercare lo sguardo di mamma o papà.

Delis Gjeci oggi è una promessa. Domani, chissà. Ma comunque vada, continuerà a giocare con quel fuoco negli occhi che non si insegna. Perché alcuni ragazzi, più che calciatori, sono fatti per brillare.