La percezione è che non ci sia la volontà di conoscere tutto ciò che il calcio italiano può produrre

Un altro estratto dell'intervento di Paolo Ghisoni, direttore de La Giovane Italia, a Maracanà, appuntamento fisso del pomeriggio di TMW Radio.
30.06.2023 19:00 di  Stefano Rossoni   vedi letture
La percezione è che non ci sia la volontà di conoscere tutto ciò che il calcio italiano può produrre
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Durante l'intervento di Paolo Ghisoni a Maracanà, dove l'argomento principale è stato senza dubbio l'eliminazione degli Azzurrini dagli Europei U21, si è parlato anche del modello calcistico francese.

Uno spunto interessante, da cui è partita la considerazione del nostro direttore: "I dilettanti in Francia vengono promossi con le squadre professionistiche tramite un sistema di meritocrazia. Quindi ti puoi ritrovare una squadra, come ad esempio l’Alcione, campione d'Italia tra i professionisti. Proprio perchè c’è un travaso di competenze e un travaso non solo di etnie, ma anche di situazioni sociali, in quanto soprattutto nei dintorni di Parigi c’è una quantità di talenti dilettantistici da andare a pescare, che poi la Federazione non può in qualche modo oscurare. Noi siamo padroni del nostro destino, in questo senso al negativo, perchè "compartimentiamo" tutto: le leghe come campionati giovanili non travasano da una parte o dall’altra. Adesso si sta un po’ tentando con la Primavera, bisognerebbe farlo invece alla base".

"Per quanto riguarda, invece, il fatto di prendere posizioni, dimissioni ecc... Ricordo che quando siamo usciti dal Mondiale, Mancini è stato convinto a rimanere con un accordo per "mettere mano" anche sotto. Non è un caso infatti che alcune convocazioni, per esempio quella di Pafundi, sorpassino tutto l’iter delle varie Nazionali a destra".

"Io ho anche la percezione, perchè ci lavoro, che non ci sia la volontà di sapere tutto quello che il calcio italiano a livello qualitativo può produrre - ha proseguito Paolo Ghisoni nel suo intervento - Magari andando con un network di osservatori ogni domenica a vedere partite sui campi, invece no, perchè significherebbe investire soldi in persone e professionisti che, probabilmente, in questo momento non è ritenuto, diciamo necessario, come profondità. Ma se siamo veramente così in difficoltà, e tutti dicono che ad esempio non abbiamo più attaccanti di livello, chiedo: ma siamo sicuri di essere andati su tutti i campi d’Italia a scovare giocatori? Io dico di no. Noi come attività abbiamo un database di partite che non mi è stato chiesto, eppure si torna probabilmente al discorso di Claudio (Gentile) quando si facevano certe convocazioni. Alcune tra queste davano un po’ fastidio, con il fatto che l’attenzione fosse sempre su alcune squadre e quindi dicevano: "Non vogliamo rovinare le nostre attività quotidiane per contribuire all’azzurro". C’è una dicotomia clamorosa, e naturalmente si riflette su questa situazione, di intenti e di pratica tra squadre e Federazione”.