Fuga da Alcatraz, La Giovane Italia espatria (meno male) - seconda parte

Prosegue l'analisi sui giovani che lasciano il nostro Paese per tentare nuove importanti esperienze in altri campionati.
18.08.2022 11:00 di  Stefano Rossoni   vedi letture
Fonte: Paolo Ghisoni
Fuga da Alcatraz, La Giovane Italia espatria (meno male) - seconda parte

Dove eravamo rimasti? Ah sì, al non rovinare una bella storia con la verità. E la verità che rovina la bella storia degli “Italians do it better” se espratriano,  è molto semplice. Lo fanno e lo faranno perché semplicemente conviene a tutti.

Qualche stagione fa ci siamo imbattuti, col progetto La Giovane Italia Basket, in un accrocchio simile. Era facile prevedere che il calcio arrivasse a copiarne il peggio. O il meglio. Dipende ovviamente dai punti di vista. Se un roster di un club di pallacanestro di serie A è praticamente di soli stranieri, con quasi tutti i quintetti base senza più di un italiano, come fa a sopravvivere e crescere la Nazionale? Quale incentivi dare ai vivai di casa per provare a invertire la rotta? Come comportarsi con chi, scegliendo di rimanere azzurro, ha di fatto la strada sbarrata (un po’ come ora con la Primavera 1 e 2 di calcio) verso una continuità di utilizzo nella massima serie?

La risposta, testata dai numeri del campo, ha evidenziato come i punti 1 e 2 fossero facilmente aggirabili con un nulla di fatto. Mentre il punto 3, con ingegno macchiavellico, ruotava intorno alla consapevolezza di genitori e affini di un basket asfittico di casa nostra, giunto su un binario morto. Che meritasse una ventata d’aria salubre levando le tende. Dove? Anche qui facile. I vari Binelli, Acunzo, Banchero, Czumbel, Arletti, Donadio e diversi altri (per un totale di 24) , sulla scia dei Mannion, altro non hanno fatto che andarsi a fare le ossa in NCAA. Evitando le italiche forche caudine di settori giovanili senza prospettive e soprattutto tutele. Illuminante il pezzo che alleghiamo dei colleghi di pianeta basket: https://www.pianetabasket.com/le-nazionali/italbasket-la-mappa-dei-giovani-cestisti-italiani-negli-states-130764

Che fa la FIP? Ricordate cosa ho scritto sopra. Nulla. Non proprio, mi correggo. Semplicemente GUARDA. Ovvero, verifica come crescano/cresceranno ALTROVE i futuri talenti della Nazionale.

E secondo voi cosa sta succedendo/succederà a casa nostra nel mondo del calcio azzurro del futuro? Il presidente Gravina, come da doveroso protocollo e senso della realtà, ci ha provato a fare la voce grossa sul decreto (de) crescita. Con una posizione netta. Da leggere qui: https://www.calcioefinanza.it/2022/04/27/gravina-decreto-crescita-sono-per-soppressione-totale/

Com'è finita? O meglio, in che direzione stiamo andando? Guardate queste giornate convulse di calciosmerciato. Cambiato qualcosa, all’insegna del grido di dolore lanciato per una seconda volta post eliminazione Mondiale? Ci si muove per portare nelle big i giocatori in ascesa del movimento di casa nostra? Scamacca docet. Ma non è il solo. Di contro l’import continua a dare segnali sconfortanti. La stessa quantità di stranieri , parecchi dei quali in operazioni ambigue, senza certificazioni di qualità e soprattutto sempre e solo a scatola chiusa. Senza che l’eventuale reso (e ce ne sarebbero a frotte) possa MAI essere un deterrente al riprovarci.

Ci consentirà il grande ideatore de L’allenatore nel Pallone, Sergio Martino. Quel capolavoro non va più considerato una parodia del pallone italiota. Ma uno spin off di quello che è lo stato attuale del movimento. Siamo passati dalla satira, dalla presa in giro di presidenti e limitrofi gabbati da VHS con il meglio di azioni combinate a partite combinate dal vivo con avversari che si scansavano (Luis Silvio assomigliava parecchio a Falcao… peccato non lo fosse) alla totale presa in giro attuale. Con dolo, sia chiaro.

Pensavo che i racconti spettacolari di Papà Ezio, classe 38 e testimone oculare di un tridente da brividi in salsa nerazzurra Bovio, Cerioni e Zapirain, dileguatisi in una fredda notte milanese dopo aver dimostrato il loro indubbio talento, potessero essere solo un romanzo superato dalla tecnologia mancante per verificarne lo stato di calciatori degni di tale nome. Invece, quasi 80 anni dopo, con la grande famiglia dei BIG data e degli Scout presenti ovunque, di sistemi che ti portano gare ufficiali in ufficio senza doverti scomodare, siamo ancora qua a dare tesseramenti e maglie da titolari a gente sinceramente impresentabile. Con l’aggiunta di un due fallimenti storici che prima mai erano stati nemmeno sfiorati.

E allora, perché se la tormenta sembra ancora in pieno movimento, nessuno abbandona la nave? Forse perché l’intelligenza e il pragmatismo di Mancini, Nicolato e dello staff azzurro Under guidato da Maurizio Viscidi hanno trovato una via alternativa…

Ve la racconteremo più avanti. Ma qualcosa, leggendo sopra, avrete già intuito.