Pio Esposito, tra entusiasmo e realismo: il futuro dell’attacco italiano

Il nome che, più di ogni altro, sta accendendo il dibattito calcistico in queste settimane è sicuramente quello di Pio Esposito. Dopo le due prove da titolare contro Ajax e Sassuolo, l'attaccante dell'Inter ha raccolto le attenzioni di molti, arrivando inoltre a sfiorare il suo primo gol ufficiale in maglia nerazzurra (non consideriamo, in questo ragionamento, la rete siglata al Mondiale per Club). Due prestazioni solide, che lasciano intravedere prospettive importanti tanto per il futuro dell’Inter quanto per quello della Nazionale, dove il CT Gattuso continua a seguirlo con grande attenzione.
Eppure, attorno a Esposito resta vivo un interrogativo, soprattutto in ambito social: non stiamo esagerando? A vent’anni – sostengono i più cauti – è forse prematuro caricare di aspettative un ragazzo che, al netto di due buone partite, deve ancora dimostrare tanto. Per alcuni, il rischio è di innalzare il tono della narrazione solo perché si tratta di un giovane italiano, merce ormai rara nelle grandi squadre di Serie A.
Sul tema è intervenuto il nostro direttore, Paolo Ghisoni, ai microfoni di Maracanà su TMW Radio: "La fiducia concessa a Pio è soprattutto merito di Chivu, un allenatore che conosce i giovani e sa come valorizzarli. Non è affatto scontato: chi ha fatto la trafila delle giovanili, come Baroni, Gasperini o lo stesso Chivu, parte avvantaggiato. Allenare gli uomini è più semplice che far crescere i ragazzi".
Al dibattito ha fatto eco il conduttore Stefano Impallomeni, che ha posto l’accento su un dettaglio tecnico emerso dalle parole dello stesso Esposito: "Alla domanda su cosa dovesse migliorare, Pio ha risposto: 'I primi metri'. Ma quelli, per giocare ad altissimo livello, non si allenano: o li hai, o non li avrai mai. Per una prima punta è un problema. Detto ciò, rimango della mia idea iniziale, ovvero che sia un ottimo attaccante". Ghisoni ha ribattuto con un paragone che ha fatto discutere: "Il servizio di Sinner non si poteva migliorare? Invece sì. Tutto si può allenare. Parliamo di un ragazzo di vent’anni, alto più di un metro e novanta: diamogli tempo. Toni, alla sua età, era così? Pio stesso ha detto “ci sto lavorando”: è un segnale di consapevolezza. Contro l’Ajax è stato quello che ha corso di più. Fatelo crescere. Gattuso ha già intuito le sue potenzialità, così come Chivu. E, tolto Scamacca, in Italia oggi non esiste un attaccante con le sue caratteristiche".
Un talento che non si misura soltanto in campo, ma anche fuori: "Ha una famiglia solida, due fratelli calciatori, la testa a posto. A Castellammare di Stabia hanno persino rimesso a posto il campetto del quartiere. Sono segnali che contano, e non vanno trascurati".
Noi de La Giovane Italia conosciamo bene Pio, fin dalle sue innumerevoli reti nell'Under 17 di Polenghi. Per questo non possiamo che accodarci alle parole del nostro direttore: incoraggiamolo, sosteniamolo e lasciamolo crescere. Chivu continuerà a guidarlo con la pazienza e la cura necessarie, anche attraverso errori e inevitabili passi falsi. Solo così potrà diventare il giocatore che oggi tutti sognano: i tifosi dell’Inter, ma soprattutto quelli italiani, che attendono da tempo un centravanti in grado di segnare un’epoca.