Italia Under 20, un passo indietro che deve far riflettere

Il nostro editoriale sull'amara sconfitta della Nazionale di Nunziata contro gli USA e la conseguente eliminazione dal Mondiale in Cile.
15.10.2025 18:00 di  Stefano Rossoni   vedi letture
Italia Under 20, un passo indietro che deve far riflettere
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L’Italia Under 20 ha salutato prematuramente il Mondiale, uscendo agli ottavi di finale con un pesante 3-0 contro gli Stati Uniti. Un risultato amaro, che rappresenta il peggior piazzamento degli ultimi dieci anni in questa competizione e che segna un brusco passo indietro rispetto alla brillante edizione precedente, chiusa con la finale persa di misura contro l’Uruguay.

Se in quell'occasione la Nazionale di Nunziata aveva entusiasmato per gioco, personalità e qualità dei singoli - basti pensare ai vari Desplanches, Baldanzi, Pafundi - questa volta la luce si è accesa raramente. Il girone superato con quattro punti, contro Australia, Cuba e Argentina, non aveva del resto lasciato presagire un percorso lungo. E la sfida con gli USA, dominata dagli avversari, ha confermato le difficoltà di una squadra giovane, ancora acerba e forse meno attrezzata sul piano dell’esperienza internazionale.

L’alibi dell’età, ma non solo

Il nostro CT ha sottolineato come l’Italia fosse una delle selezioni più giovani del torneo: sei titolari contro gli Stati Uniti erano nati dopo il 1° gennaio 2007 e uno, Natali, addirittura nel 2008. Un dato significativo, che fotografa bene la distanza fisica e mentale rispetto ad altre nazionali, come quella americana, composta in gran parte da ragazzi del 2005.

Anche la collocazione del torneo in piena stagione, e non più in estate come da tradizione, ha pesato. La Federazione, dunque, non ha potuto contare su tutti i giocatori potenzialmente convocabili, frenati dagli impegni con i rispettivi club. Tuttavia, questi elementi di contesto non bastano a spiegare fino in fondo la prestazione sottotono.

Le scelte discutibili e le occasioni mancate

Più di un’osservazione va fatta sulle convocazioni. La sensazione, infatti, è che si sia guardato troppo poco alla Serie C, che negli ultimi anni si sta rivelando un laboratorio prezioso di giovani, italiani e non solo. Da questa categoria, invece, si è pescato poco o nulla, virando invece sulla Primavera dove, è evidente, il confronto con un contesto professionistico non è minimamente ipotizzabile. Soglia d'età alzata a 20 anni, pressioni vicine allo zero e ritmi completamente diversi da chi, come ad esempio Cremaschi (vero e proprio mattatore nella gara contro gli USA) si allena e cerca spazio in Prima Squadra.  

Non mancano i nomi che avrebbero potuto meritare una chance, anche solo per ampliare le alternative in alcuni ruoli chiave. Facciamo un esempio concreto: perché non convocare giocatori come Agbonifo e Spinaccè? L’attaccante, autore di tre gol in questo avvio di stagione, avrebbe potuto garantire maggiore prontezza e incisività in una competizione così impegnativa. Nella Juve Next Gen, poi, si è voluto puntare soltanto su Okoro, ma viene spontaneo chiedersi perché non tentare con altri profili nati tra il 2005 e il 2006 presenti nella seconda formazione bianconera, dove non mancano prospetti interessanti. E noi ci limitiamo alle seconde squadre, dove la concentrazione di giovani è più alta: ma tante altre realtà di Serie C avevano da proporre giocatori pronti e meritevoli di attenzione. Un bacino spesso sottovalutato, ma che rappresenta invece un terreno fertile, competitivo e formativo, ideale per costruire una Nazionale Under 20 più solida e più pronta al confronto internazionale. 

Anche in Serie B non mancavano opzioni valide: Magni, Della Vecchia (in prestito dal Torino) o Rispoli, tanto per citarne alcuni, avrebbero potuto rinforzare la rosa con profili già abituati a ritmi e pressioni di un calcio più maturo.

Un’occasione di crescita

Forse, con un po’ più di coraggio nelle scelte, si sarebbe potuto costruire un gruppo meno inesperto e più competitivo sul piano fisico e mentale. Nonostante ciò, però, non è il momento della disperazione. I risultati complessivi del nostro movimento restano di ottimo livello, e la tradizione recente lo conferma.

Ma questo Mondiale deve servire da monito: la programmazione e la valorizzazione dei giovani devono andare di pari passo con una conoscenza più approfondita del calcio “vero”, quello giocato anche nelle categorie inferiori, dove molti ragazzi stanno trovando continuità e responsabilità.

Il talento, in Italia, non manca. Manca forse ancora la capacità di osservarlo a 360 gradi, di valorizzarlo e di portarlo nei contesti giusti. Questa eliminazione, per quanto amara, può allora diventare un punto di ripartenza: un richiamo alla concretezza, alla selezione meritocratica e a una visione più ampia. 

Il motivo per il quale LGI sport con la sua attuale attività capillare su tutti i campi delle Under italiane, con più di 100 gare prodotte al mese, è diventata ormai il riferimento in fatto di conoscenza e competenza assoluta.

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