Il modello di graduatorie del mercato Under inglese. Ghisoni lancia la petizione: "Portiamolo in Italia"

Il direttore de La Giovane Italia è stato ospite di "Calciomercato e ritiri", consueto appuntamento di TMW Radio.
11.08.2023 13:30 di  Stefano Rossoni   vedi letture
Il modello di graduatorie del mercato Under inglese. Ghisoni lancia la petizione: "Portiamolo in Italia"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Durante "Calciomercato e ritiri", rubrica pomeridiana di TMW Radio, il nostro direttore Paolo Ghisoni è intervenuto per approfondire alcune tematiche relative alla Serie A e al calcio italiano in generale. 

Dopo aver affrontato il futuro di Nicolò Rovella, con Roberto Gotta (grande esperto di calcio inglese) che ha sottolineato come si sarebbero "mossi" i vari club della Premier con un giovane della sua età, trattando di Chelsea, Sheffield United e Brighton, Ghisoni ha sollevato una domanda inerente proprio all'Inghilterra: "Non so se vi è sfuggita la norma inglese comunitario per un giorno, una delle bellissime parentesi estive a livello legislativo: cioè improvvisamente la Federazione ha deciso che gli inglesi erano comunitari. Poi si è svegliato il Ministero dell’Interno e ha detto: "Scusate ma cosa state facendo?". Quindi siamo arrivati, non a dire "abbiamo sbagliato", ma a risistemare la cosa. Per cui ora lo straniero comunitario inglese uno e vale solo per la Serie A. È fantastico questo adattamento alla situazione legislativa. Siccome sono amico di un direttore generale, ho chiesto: “Ma in Inghilterra perchè, per esempio, non arrivano più giocatori che non hanno uno stand nazionale importante? Faccio l’esempio: arriva Casadei, arriva Tonali, ma perchè non vengono a prendere giocatori buoni a livello Under, tipo Ciardi al Salisburgo o Pisano che è andato al Bayern Monaco? Invece ho scoperto che c’è una norma lì in Inghilterra, e chiedo la conferma a Roberto. Loro hanno una classifica, perchè non si può limitare chiaramente il discorso della libera circolazione dei giocatori esteri. Praticamente tu devi avere una classifica con dei parametri, una certificazione di qualità, per andare in Inghilterra arrivando da un Paese come l’Italia. Cosa che da noi sarebbe fantastico applicare, vedendo la mandria di stranieri che arrivano".

Roberto Gotta è dunque intervenuto, confermando quanto detto dal nostro direttore: “Per tanti anni, prima del discorso Brexit, chi veniva da Paesi non della Comunità Europea, per andare in Inghilterra doveva aver giocato un certo numero di partite e, se non sbaglio, il 70% delle partite della propria Nazionale nell’anno precedente, anche magari non di categoria A. Questa differenziazione c’è sempre stata ed era un modo per limitare l’arrivo di giocatori senza curriculum che togliessero posto a quelli locali. Dopo la Brexit, c'è stato un rafforzamento".

"E vi aggiungo che vale anche per il calcio femminile - ha poi proseguito Ghisoni - Perchè Martina Piemonte, che poi è comunque finita all'Everton, qualche tempo fa doveva andare al Chelsea e non aveva lo stand dal punto di vista del campionato italiano: non aveva le presenze sia in Nazionale che con il club. Ma chiedo: possiamo fare una petizione per portare anche in Italia questa norma?".