Il vaccino che non ci serve

16.03.2020 13:42 di  Paolo Ghisoni   vedi letture

D’accordo, è il momento sbagliato per fare polemiche. Dobbiamo stare lontani ma vicini. Uniti ma divisi. Onesti ma con l’eccezione che conferma l’autocertificazione. Onesti però lo si deve essere integralmente dal punto di vista deontologico anche quando si esercita questa professione? Sì! Integralmente o a corrente alterna? Integralmente. Ragionamento e deriva pericolosa. Un po’ come se uno pagasse le tasse un anno sì e uno no. E si professasse comunque diversamente rispetto ad un evasore. Un ladro non lo è di meno o di più.

È proprio questo il punto. In questi giorni stiamo ammirando l’attività di professori e infermieri per il loro attaccamento alla vita altrui. SENZA soluzione di continuità. SENZA che molti se ne rendano conto. SENZA che esista un minimo di riconoscenza. Dove vogliamo arrivare? AL RISPETTO dei ruoli. In che campo? TUTTI. In primis nel nostro, quello del giornalismo nell’ambito dei settori giovanili.

Ci hanno sempre detto e insegnato che comportandosi seguendo regole e direttive dei vari uffici stampa fosse la migliore ricetta per interfacciarsi con i club. Chiedere info con cortesia, proporre attività “positive”, evitare argomenti che generano solo attenzione negativa e NON parlare mai di dove vuoi andare a giocare. Dimentichiamo qualcosa? Può darsi. Ma in fondo a La Giovane Italia di queste derive non frega veramente nulla. NON ci interessa avere e dare la notizia per primi come certi scimpanzé del web. Non dobbiamo scalare nessun albero meritocratico. A noi, da 10 anni, interessa raccontare al meglio LE STORIE di ragazze e ragazzi. Nel calcio e nel basket. Per una questione sempre legata al rispetto delle loro ambizioni, dei loro sforzi e dei loro sogni. Ad un solo patto. Che sia un percorso nel rispetto delle regole.

Le stesse che chiediamo a chi dovrebbe essere il nostro interlocutore. Quello che ti ignora, quello che non si spreca a fornirti un tabellino, quello che mandami le domande, quello che “fammi vedere cosa vuoi fare se lo hai già fatto”, quello che ti spia i social personali per capire se esprimi opinioni contrarie al regime e poi ha il fotografo freelance e l’opinionista contro che alzano la coppa vinta dal club, quello che “adesso chiedo al capo del capo del capo”, quello che aiuta solo gli amici perché se c’è una speranza futura di riciclarsi in una redazione, lui (aspetta e spera...) c’è… Non abbiamo finito. Ma ci fermiamo qui per il momento.

Chi ha una presunta professionalità nell’ambito della comunicazione, come la nostra, ha un dovere ineluttabile. Essere un'interfaccia credibile e soprattutto serio verso chi VI ritiene tali. Non a caso due dei colleghi che più stimo e che meglio interpretano questa missione non risultano al momento arruolati.

Cominciamo allora coi doverosi distinguo. Con i tanti che frequentano la flora e la fauna italica.

Noi non strumentalizziamo interviste quando siamo ospiti di un passaggio in macchina o di un colloquio personale privato. Noi non abbiamo alcun contatto col procurattore che ci deve spacciare come sicuro il futuro crack. Noi non abbiamo “mila” followers “che giustificano l’eventuale timore-opportunità. Noi non fottiamo le schede altrui di un faticossimo lavoro cartaceo per spammarlo sui propri canali. Noi non promettiamo stage tv in cambio di pezzi gratis a vita. Ne stage a pagamento in cambio di una illusorio “ti facciamo sapere”. Siamo questi. Quando abbiamo risorse, le indirizziamo verso un progetto che abbia sempre al centro CORRETTEZZA e VALORI. E sinceramente ci siamo stufati (tutti e 19) nello stare alla finestra ad attendere pazientemente in coda il nostro turno. Soprattutto se, pur rispettando le procedure, ci vediamo sorpassare regolarmente a destra dai vari “Che figata fare il difensore arcigno” o “iosonointvconlamiatrasmissione.com”

I ragazzi e le ragazze “oggetto “ delle nostre attenzioni devono prestare attenzione al livello della propria intelligenza attiva. Provare a ragionare e pensare con la propria testa, come fanno in tanti, evitando condizionamenti o paure. Il vostro tempo libero è tale. Se lo utilizzate comunicando tematiche come le nostre, farete semplicemente parte di un gruppo più ampio e virtuoso. Inattaccabile. Da chiunque. Un consiglio? Sin da adolescenti, SIATE l’eventuale BRAND di voi stessi, dedicando attenzioni ad attività virtuose. Farete la differenza. Come si prefigge la Giovane Italia.

Per quello che facciamo e rappresentiamo, per ragazzi e addetti ai lavori seri, NON abbiamo bisogno di alcun lasciapassare per accreditarci nei loro confronti. Siamo in grado di redigere profili di ragazzi e ragazze di tutta Italia. Se chiediamo collaborazione o integrazioni, a figure dei club o amici, lo facciamo perché , come in questo particolare momento, IL CONFRONTO è CRESCITA. Ed anche perché abbiamo scoperto professionisti di livello che hanno una valenza professionale inversamente proporzionale a cariche e riconoscimenti economici.

Le nostre medaglie sono le partnership con la FIGC e la LND, con il corso osservatori del settore tecnico di Coverciano, con l’ordine dei giornalisti della Lombardia e con l’Università Cattolica di Milano.

In questi anni di attività abbiamo solo un giorno di “denuncia” attiva. Quando un club ci ha chiesto 150 euro per una intervista ad un allenatore della Under 15. Adesso però abbiamo metabolizzato che per ottenere rispetto serve anche esigere rispetto. E lo promettiamo solo a chi ce lo dimostra in maniera tangibile. Viceversa, oltre a muoverci come il resto del gregge, proveremo a capire se il pastore, abbia anche voglia di esplorare nuovi territori. Quello delle indagini e delle denunce pare proprio taylor made a La Giovane Italia. In fondo, siamo una testata giornalistica. E di materiale, dai convitti autosostenibili grazie ai contributi profughi,  sino allo Primavera autofinanziata dal contributo familiari, ne riceviamo a bizzeffe. Bella l’idea-proposta di un paio di responsabili. “Visto quello che avete in mano, dovreste inventarvi una Striscia la Notizia del calcio Under Italiano… “

Ad maiora, non addetto.

Paolo Ghisoni

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