Ex LGI nel mondo, a Fiume con Gabriel Lunetta
Continuano le nostre interviste con i giocatori passati dal nostro almanacco ed ora in giro per il mondo a dimostrare il loro valore. Oggi non ci spostiamo troppo dai confini nazionali, arriviamo nella vicina Fiume, città nel secolo scorso facente parte dell’Italia ma ora terra croata. Qui gioca l’HNK Rijeka e tra le sue fila troviamo Gabriel Lunetta, talento milanese di nascita ma cresciuto nell’Atalanta.
Ciao Gabriel e grazie per la tua disponibilità. Sei sul nostro almanacco nella stagione 2015-16 dove ti descriviamo come un attaccante esterno che può fare anche la seconda punta, ma che in futuro avrebbe potuto fare l’esterno a centrocampo. Che tipo di giocatore sei ora a 25 anni?
“Direi che ci avete visto lungo. Infatti nasco come esterno alto in Primavera, ma con il passare degli anni e con le varie esperienze che ho fatto nel corso della mia carriera mi sono evoluto fino a diventare un quinto a tutta fascia. Specialmente con Alvini e Zanetti ho sviluppato questo nuovo ruolo, dato che mi hanno insegnato l’importanza dell’uno contro uno e con le mie caratteristiche anche atletiche di gamba e di spinta ho fatto sempre meglio. In caso di necessità ho anche agito da terzino”.
Sempre sul nostro almanacco parliamo di come inizi nella Lombardia Uno, storica società lombarda dilettante, e poi dopo Monza, Pro Sesto e Lecco arrivi all’Atalanta dopo un torneo sotto gli occhi del leggendario Mino Favini. Com’è stata la tua formazione giovanile e cosa hai appreso dai vari club in cui hai militato?
“Alla Lombardia Uno è stato puro divertimento, per un bambino giocare a calcio è la cosa migliore che ci sia e li facevo l’attaccante segnando un sacco di gol. Ho poi iniziato a girare i club professionistici citati ed arrivato a Lecco abbiamo svolto un torneo estivo. Lì ho avuto la fortuna di esser visto da Mino Favini e grazie anche alle mie prestazioni mi ha contattato per farmi andare a Bergamo. In quell’estate però ero andato a fare un’esperienza al West Ham in Inghilterra, ma la voglia di giocare in Italia con un club importante come l’Atalanta e con la stima di Favini han fatto la differenza”.
Dopo gli anni giovanili a Bergamo, l’arrivo tra i “grandi”. Hai girato diversi club in prestito, sia in C che in B. Che ricordi hai e quali esperienze ti hanno lasciato i migliori ricordi?
“Ognuna delle esperienze fatte in prestito è stata importante e significativa per il calciatore che sono oggi. La prima è stata a Gubbio, ma complice un infortunio non sono riuscito a giocare. Infatti mi son dovuto fermare per 5 mesi, ma ho imparato subito una lezione importante. Fuori dal settore giovanile, in cui son sempre stato “coccolato” e potevo allenarmi in strutture al top avendo la fortuna di essere all’Atalanta, non era tutto rose e fiori. Ho capito che se volevo fare del calcio il mio lavoro avrei dovuto cambiare mentalità, spingere al massimo sempre. In questo senso il recupero dall’infortunio e in generale la Serie C son state esperienze fondamentali per essere maggiormente “mentalizzato” e resiliente. Ho avuto poi la fortuna di incrociare sul mio cammino allenatori importanti, come Paolo Zanetti al Südtirol, Massimiliano Alvini alla Reggiana e Moreno Longo all’Alessandria. Sicuramente la vittoria ai playoff in Serie C con la Reggiana è stato uno dei momenti migliori, un’emozione incredibile”.
Quest’anno all’ultimo giorno di mercato la decisione di andare in prima serie croata all’HNK Rijeka, allenata da Serse Cosmi. Cosa ti ha spinto a scegliere questa società?
“Questa estate l’idea condivisa insieme al mio agente era quella di andare all’estero. In realtà era da diverso tempo che volevo uscire dall’Italia, ma con l’Atalanta non siamo mai riusciti a trovare una collocazione che andasse bene per tutti. Ho ricevuto diverse offerte in Italia, sia dalla Serie B che dalla C, ma le ho gentilmente declinate. Negli ultimi giorni di mercato si è palesata la possibilità di andare in Croazia. Ho sentito Anton Krešić, mio ex compagno all’Atalanta, che mi ha parlato molto bene del Rijeka e ho deciso allora di raggiungerlo. Inoltre il club è uno di quelli storici della nazione, vincitore di campionati e coppe oltre che presenza negli ultimi anni nelle competizioni europee. Sono contento che il nuovo mister sia Serse Cosmi. La stagione non è iniziata nel migliore dei modi ma stiamo lavorando duramente per riportare il club nelle posizioni che gli competono”.
Concludiamo con la domanda cardine di queste interviste. Come hai fatto tu, nell’ultima sessione estiva di calciomercato molti ragazzi hanno deciso di emigrare calcisticamente. Quale può essere il motivo di questo trend e a cosa è dovuto secondo te?
“Come già detto, è una decisione che avrei preso anche prima ma purtroppo non c’è mai stata la possibilità. In Italia abbiamo questa strana idea che il calcio esista solo da noi e tendenzialmente non siamo aperti a scoprire nuovi tipi di calcio. Inoltre restare in Italia in Serie B o C non dà la possibilità di essere visto da un mercato europeo, il bacino di utenza è limitato e finisce che non ci si evolve mai. Andando fuori non solo posso confrontarmi con altre realtà calcistiche, ma ho anche la possibilità di conoscere una nuova cultura e mettermi in gioco a 360 gradi. Sono in Croazia solamente da un mese ma ho notato subito una cosa eclatante. Le strutture qui sono al top ovunque, in Italia tranne i top club invece difficilmente si investe su questo aspetto che alla fine è molto importante perché permette anche ad un ragazzo di esprimere meglio il suo talento. Immagino che siano le motivazioni che possano aver spinto i vari giovani a provare un’esperienza all’estero”.
Ringraziamo Gabriel per averci dato la possibilità di intervistarlo, noi de La Giovane Italia speriamo tu possa tornare presto in patria a dimostrare il tuo talento e intanto facciamo un grosso in bocca al lupo a te a tutto l’HNK Rijeka!