L'intervento di Paolo Ghisoni a Maracanà

Il direttore de La Giovane Italia è stato ospite in questo martedì pomeriggio per approfondire diverse tematiche riguardanti la Serie A.
21.02.2023 17:15 di Stefano Rossoni   vedi letture
L'intervento di Paolo Ghisoni a Maracanà
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© foto di Giacomo Morini

Durante il pomeriggio di Maracanà, appuntamento fisso del martedì di TMW Radio, il nostro direttore Paolo Ghisoni è intervenuto per approfondire alcune tematiche relative al calcio italiano. 

La prima domanda arrivata dallo studio è stata su Vincenzo Italiano, allenatore di una Fiorentina un po' altalenante quest'anno in campionato: "Ho sempre detto che Italiano è un allenatore che sta imparando a frequentare una categoria importante, in una carriera dove ha bruciato le tappe e nella quale la Fiorentina rappresenta un punto notevole nel suo cammino a salire. Restano comunque tanti punti di domanda sulla progettualità: quando perdi elementi come Chiesa, Vlahovic è chiaro che la progettualità ne possa risentire. Ha fatto molto bene con lo Spezia, aveva dato parola di rimanere ma per lui Firenze era uno step fondamentale; ha deciso di andarsene nel momento in cui era diventato un "eroe". Un tecnico che ha cultura del lavoro, davvero molto esigente".

Si è continuato a parlare di allenatori, in particolar modo di Palladino, Baroni e Thiago Motta, protagonisti fin qui di una buona stagione con i rispettivi club: "Tra i tre conosco bene Baroni. É un gran lavoratore, riesce a entrare con le idee giuste nella testa dei ragazzi. A me piace molto come persona: è lineare, semplice. Gli altri due li "conosco" poco, Thiago Motta l'ho seguito specialmente ai tempi del PSG: mi impressionò il suo atteggiamento con i giovani, lontano anni luce dall’isterismo dei campi italiani. Palladino ha cambiato l’inerzia del Monza, è stato corretto nel dire: "Sono partito da un’ottima base di lavoro", facendo intendere che Stroppa aveva comunque operato bene. Chi considero più pronto per un eventuale salto di livello? Thiago Motta, secondo me è destinato ad andare all’estero".

L'argomento si è poi spostato su una delle rivelazioni del campionato, Federico Baschirotto, arrivato al palcoscenico della Serie A "solamente" a 26 anni: "Noi abbiamo una scuola che si è persa col tempo, anni fa costruivamo dei marcatori di grande livello. Bruciamo ragazzi che, nonostante buone partite a livello difensivo, commettono un errore e non gli viene più data fiducia. Ora sta giocando bene Buongiorno, un ragazzo che ha la testa giusta, poi fa male e lo dimentichiamo. Criscito ad esempio era un predestinato, titolare alla Juve con Ranieri... Poi arriva a Roma, fa una sciocchezza contro Totti e a gennaio viene mandato al Genoa. Era cresciuto nel vivaio bianconero, se non proteggi giocatori di questo genere (che fanno comunque una grande carriera) è chiaro che poi ti perdi per strada anche tantissimi Baschirotto".

Le ultime due domande sono arrivate direttamente dai radio-ascoltatori: la prima su Sarri e il suo rapporto con i giovani, la seconda invece inerente ai tanti ragazzi che preferiscono l'avventura all'estero piuttosto che rimanere nel nostro Paese. Paolo Ghisoni su Sarri: "Posso affermare che sa lavorare con i giovani, ricordo lo splendido lavoro fatto all'Empoli con diversi ragazzi come Rugani, Pucciarelli e Saponara. Arrivarono in Serie A con 9 giocatori del vivaio, tutti italiani per altro. É un allenatore che non guarda in faccia a nessuno in questi casi". In merito alla seconda questione: "Andare ad affrontare un campionato competitivo ti riporta giocatori di livello. Hanno deciso di non intervenire sul "Decreto Crescita", con questo regolamento i giovani italiani cercano inevitabilmente l'esperienza all'estero. Tre giocatori dell'Under 17 ora sono al Dortmund, ogni volta che tornano dimostrano che hanno compiuto degli step importanti dal punto di vista della crescita".