L'intervento di Paolo Ghisoni a Maracanà
Durante il consueto appuntamento con Maracanà, il nostro direttore Paolo Ghisoni è intervenuto, oltre per approfondire molte tematiche riguardo al settore giovanile italiano, anche per rispondere a tante domande poste dagli ascoltatori in diretta.
Il primo tema affrontato è stato il confronto tra due mondi differenti: quello della Juventus, che tende a valorizzare i ragazzi provenienti dal proprio settore giovanile e quello della Roma, che invece sembra più propensa a vendere per generare plusvalenze. "Non c’è una linea comune e rintracciabile a una società. Facciamo l’esempio dell’Empoli, sappiamo benissimo che cosa faccia dal punto di vista della creazione e valorizzazione dei propri prodotti. In realtà non ho ancora ben capito, tra bilancio e filosofia di base (che è quella di valorizzare uno dei settori giovanili notoriamente più prolifici e qualitativamente più produttivi come quello della Roma), quale sia la linea giallorossa. E soprattutto non riesco a comprendere a questo punto la permanenza di Mourinho che in qualche modo ha fatto notare, come fece con l'Inter nel 2010, che quando la coperta è corta si deve ricorrere ai ragazzi più pronti della Primavera. La conosco un po' la situazione della Roma: c’erano anni in cui impiegava sani soldi nell’ambito del settore giovanile con dei riscontri che non sono i risultati e le vittorie dei vari campionati, ma i giocatori che, dopo 4,5,6 anni arrivano in prima squadra. E’ un’onda lunga che ha sempre funzionato benissimo, poi c’è stato l’inceppo, quindi dobbiamo tenere gente come Frattesi, che come diciamo da qualche settimana è il centrocampista più forte d’Italia, come Pellegrini, sia Lorenzo che Luca, come Scamacca (che forse adesso riportano in Italia) e tanti altri giocatori. Li ho già, perché devo farli maturare fuori se poi devo riportarli a casa pagandoli? La Juve è un esempio diverso: ha dovuto fare di necessità virtù, ha una seconda squadra, che ha dimostrato nel percorso di crescita di essere più attendibile delle giovanili, perché in Lega Pro diventi uomo, il pallone scotta, ci sono giocatori che faticano a prendere lo stipendio e non fanno sconti a nessuno. Lì c’è una crescita umana e professionale".
Paolo Ghisoni continua poi ad analizzare la situazione giallorossa: "Della Roma questa cosa non capisco: apre la campagna acquisti e va a prendere solo giocatori stranieri, magari fortissimi, ma magari anche no. Negli ultimi anni sono arrivati dei ragazzi che non hanno fatto rimpiangere nessuna eventuale altra scelta di valorizzare del proprio settore giovanile. Non c’è una progettualità coerente, perché stai portando avanti un percorso virtuoso nel tuo settore giovanile da anni, hai figure che hanno generato riscontri molto positivi e poi adesso tutte le volte che arrivi alla fine sorpassi sempre a destra mettendo gente che deve ambientarsi e non si sa se sia un giocatore pronto per la Serie A. Così come è successo al Milan con Vranckx, Adli e De Ketelaere; gente che appena è arrivata è stata etichettata come fortissima e in grado fin da subito di fare la differenza".
La prima domanda da casa riguarda le possibilità di vittoria della Nazionale Under 21 all'Europeo: "Teoricamente potremmo esserci pure noi, anche se poi il ragionamento va fatto nel momento in cui fai scendere alcuni giocatori importanti dalla Nazionale A, come successo con Di Biagio due anni fa quando convocò Barella e Lorenzo Pellegrini, non vincemmo l’Europeo e qualcuno diede al mister dell’incapace. Noi siamo una delle formazioni attrezzate meglio; come ha dimostrato l’Under 20, in questo travaso riusciamo sempre a ricavare un bel gruppo che riesce con senso di identità a portare avanti un percorso. Va detto che però le migliori formazioni europee ci vanno con le seconde linee rispetto a quelli che sono i roster delle prime squadre che impegnano giocatori classe 2001, 2002, 2003 che magari ti vincono la Nations League con la Spagna. Noi potevamo portare un 2000, Kean, che poi ha rinunciato. Fare nel 2003 un europeo Under 21 con un 2000... non è più un europeo Under 21. Ribadisco, vedendo come esempio il percorso di Buongiorno che ha trovato stabilità in un Torino con tutti stranieri: dobbiamo guardare ai mondiali e dare la possibilità a questi ragazzi di sbagliare per i prossimi 2, 3, 4 anni".
Il terzo tema trattato è il motivo per cui i giovani italiani vengono utilizzati solo per le plusvalenze, mentre il decreto crescita favorisce l'acquisto di giocatori stranieri: "Sembra la cantilena di inizio stagione. Il decreto crescita falsa una serie di situazioni meritocratiche facendo posto alla convenienza sul discorso che non si fanno le seconde squadre. La fideiussione per iscrivere una squadra in Lega Pro è un abominio. La cosa sulla quale sta lavorando la nuova dirigenza con Matteo Marani è il tentativo di addentrarsi in queste riforme che sono un paradosso. La scelta di non votare a favore d'innalzamento del campionato primavera a 20 anni l’ha fatta solo la Lega Pro, che dovrebbe essere dalla parte opposta per avere più territorio disponibile al fine di evitare che i giovani vengano a ‘rovinare' in senso ironico alcune piazze dove ci sono ancora tanti giocatori che sul finire della carriera fanno i soldi per mettere dentro uno o due gol in più. E’ un territorio che adesso ha scelto di stare dalla parte dei giovani. La prossima mossa dovrebbe essere abbassare il tetto di iscrizione a 1 milione e 200 mila, una follia. Già quest'anno stiamo vedendo meno fallimenti e società che rischiano: la Federazione con Gravina in qualcosa ha messo mano, ma siamo lontani dall’avere un travaso di campionati senza dire ‘retrocediamo, ma tanto poi ci ripescano’. E’ un sintomo importante della salute di un calcio che vede i risultati agonistici sovvertiti da situazioni fiscali".
La quarta domanda riguarda Dimarco, migliore in campo contro l'Olanda in Nations League e per il quale si è fatto vivo l'interesse di alcuni club di Premier League: "A differenza di Barella e Frattesi, Federico secondo me è più da calcio spagnolo. Ho scambiato messaggi con Beppe Bergomi che dice che si incomincia a intravedere qualcosina di Roberto Carlos, ma deve migliorare molto in fase difensiva. Dimarco già dieci anni fa aveva quelle potenzialità lì, come c’è scritto sul nostro almanacco e sulla voce chi ci ricorda c’è il nome proprio di Roberto Carlos. Mi sembra un calcio diverso rispetto al terzino o esterno alto di Premier League. Ha più qualità, ha imparato tantissimo in Italia dal punto di vista della disciplina tattica. Non lo vedo in Inghilterra".
Nel penultimo quesito posto da casa, viene chiesto a Paolo Ghisoni se sia giusto che la Lazio trattenga Crespi e Ruggeri per fare la Youth League invece che mandarli a giocare in Lega Pro: "Come puoi stabilire se una cosa sia giusta o meno se poi dopo non sei nei progetti della Lazio? Non sai quanto questa cosa possa essere concertata con i ragazzi o con Sarri. E' anche vero che la Lazio ha sempre avuto il problema del vice Immobile. Crespi è un giocatore giovane, ma a livello offensivo ha fatto molto bene in primavera. A questo punto, però, faccio l’esempio di Cancellieri: ha tantissima qualità, ha fatto molto bene con il Verona eppure ha visto pochissimo il campo. Bisogna vedere cosa abbia in testa la Lazio dal punto di vista della progettualità alla luce del cambiamento di direzione tecnica con l’addio di Tare. La Lazio ha un vivaio che dal mio punto di vista è sempre stato fisiologicamente un passo indietro rispetto all’altra corazzata; la Roma ha sempre saputo, grazie a personaggi come Bruno Conti, fare leva sul prestigio e sui genitori per far scegliere ai ragazzi la sponda giallorossa. Il calcio giovanile italiano, mentre prima era un investimento, adesso è una scommessa: costi, infrastrutture e soprattutto la mentalità del ‘ti faccio lavorare, ma ti faccio un favore’. Dalle altre parti non è così. Quindi è veramente una variabile, che dall’altra parte porta qualcuno a domandarsi ‘perché devo investire per sperare che Frattesi mi diventi Frattesi?’. Piuttosto si prendono due o tre stranieri che arrivano con la fiscalità agevolata da una legge dello stato e giocano in un paese che non va ai Mondiali da due edizioni. Se non è una legge tafazziana questa..."
L'ultima domanda riguarda Francesco Camarda, che verrà aggregato alla Primavera del Milan: "A ridaje con Camarda... è ancora giovanissimo, è 2008. E’ un giocatore di buona famiglia, punta centrale, ma non facciamo lo stesso errore con un ragazzo così piccolo come successo con Mastour. Soprattutto adesso, rispetto a 30 anni fa, ci sono molte distrazioni. Avere la testa giusta per fare uno sport collettivo è difficile, individuale è quasi impossibile. Lui ha segnato tantissimi gol in Under 14, ha vinto sotto età il campionato Under 15, è un grandissimo prospetto, ma la rovina potenziale è la luce della ribalta che stiamo dando a un ragazzo di soli 15 anni. Noi abbiamo sul nostro canale You Tube tantissimi highlights di partite che vengono tagliati, manomessi e ripresi sui social da ragazzini per puro egocentrismo. Questi atteggiamenti vanno nella direzione opposta di come ci si dovrebbe comportare in un settore giovanile come quello del Milan. Filippo Galli, da responsabile del vivaio rossonero, era in difficoltà quando gli chiedevo una presentazione dell'almanacco perché veniva gratificato il singolo: ha sempre ragionato in modo tale che la filosofia della società fosse al di sopra della progettualità individuale ".