Ex LGI nel mondo, Matteo Ricci da Frosinone a Istanbul

Quattro chiacchiere con Matteo Ricci, cresciuto nella Roma ed ora in Turchia a vestire la maglia Fatih Karagümrük, club allenato da Andrea Pirlo.
29.10.2022 13:00 di  Rosario Buccarella   vedi letture
Fonte: Alessandro Fontana
Ex LGI nel mondo, Matteo Ricci da Frosinone a Istanbul

Ciao Matteo e grazie per la tua disponibilità. Sei sulla terza edizione del nostro almanacco nel 2013. Allora ti paragonammo a Miralem Pjanic come tipologia di giocatore, ti ci rivedi anche oggi?

“Pjanic è un giocatore che mi è sempre piaciuto molto e condivido certamente alcune delle sue caratteristiche. Diciamo che rispetto al play puro davanti alla difesa, nel corso della mia carriera, ho dovuto sviluppare anche caratteristiche da incontrista per la tipologia di gioco che esprimevano le squadre nelle quali ho militato”.

Il tuo inizio alla Roma è scoppiettante, infatti vinci con la Primavera Coppa Italia e Supercoppa. Arriva anche la convocazione con la prima squadra, allenata da Luis Enrique, anche se non coronata con l’esordio. Com’è stato crescere in un settore giovanile florido come quello capitolino?

“Per chi come me è un tifoso giallorosso, giocare e vestire la maglia della Roma è esattamente ciò che desideravo fin da piccolo. Ho avuto molti allenatori nelle giovanili come Andrea Stramaccioni e Alberto De Rossi che mi hanno aiutato a crescere e a sviluppare il mio modo di giocare. In prima squadra ho avuto la fortuna di conoscere Luis Enrique, peccato solo che l’anno successivo abbia deciso di andarsene altrimenti magari riuscivo ad esordire con la maglia della mia squadra. In Primavera abbiamo vinto due trofei anche grazie a diversi giocatori molto forti che poi si sono confermati anche tra i professionisti. La forza di un settore giovanile come quello della Roma è che ciò che contava di più non erano le vittorie e i trofei ma la crescita di ogni ragazzo. Negli ultimi anni so che il già stupendo centro sportivo ha ricevuto migliorie e questo dimostra ancora una volta quanto sono importanti anche le strutture per aumentare il livello di tutto il settore giovanile”.

Il calcio dei “grandi” ti vede iniziare in Serie C con il Grosseto. Poi diverse esperienze in B che culminano con le tre stagioni allo Spezia dove, anche grazie alle tue prestazioni, riesci a portare per la prima volta in A la squadra ligure e a vivere da protagonista la tua prima stagione nella massima serie. Quanto ti ha formato la Serie B e com’è stato giocare in A?

“Fin da subito potevo andare in una squadra di Serie B, ma ho deciso volutamente di andare prima in Serie C perché volevo crescere e maturare molti minuti prima di confrontarmi con la B. Alla fine ho collezionato più di 70 presenze in C e con il Pisa, allenato da Gennaro Gattuso, abbiamo vinto anche i play-off andando in Serie B. Anche nella serie cadetta ho vissuto esperienze importanti e a Spezia siamo riusciti a portare il club in Serie A per la prima volta. Dopo tanto lavoro e sacrificio sono riuscito a giocare una stagione nella massima serie. È stato uno stimolo continuo, ogni domenica c’era la voglia di misurarsi contro nuovi avversari e capire se a quel livello avevo le capacità per giocarmela. L’unico peccato è che nella stagione in Serie A, a causa del Covid, gli stadi erano vuoti e ammetto che l’atmosfera da stadio pieno sarebbe stata la ciliegina sulla torta”.

Le tue ottime prestazioni inoltre ti hanno permesso di essere convocato in Nazionale Maggiore dopo che hai avuto la fortuna di vestire in più di 20 occasioni la maglia azzurra delle selezioni giovanili. Com’è stato andare a Coverciano e vivere in prima persona la Nazionale?

“Son sincero: è stata una sorpresa per me. Non me lo aspettavo di riuscire a entrare nella lista dei convocati della Nazionale, nonostante stessi giocando a un livello molto alto. Inutile dire quanto sia stata una soddisfazione immensa, un sogno realizzato. Condividere gli allenamenti e le giornate con giocatori internazionali come Ciro Immobile, Marco Verratti e Gianluigi Donnarumma (solo per citarne alcuni) è stata un’esperienza fantastica”.

Nonostante un’annata incredibile a fine stagione ti ritrovi svincolato. Diventa un “caso” nazionale il fatto che un ragazzo talentuoso come te non abbia squadra. A mercato quasi concluso riesci ad accasarti al Frosinone in Serie B. Come hai vissuto quei momenti e come è andata poi la stagione?

“Curiosamente avevo più richieste da squadre estere che da squadre italiane. Dopo tutto il lavoro e il sacrificio che avevo fatto per trovare spazio in Italia non accettavo però di non riuscire a giocare per un club italiano. Alla fine ho accettato la corte del Frosinone grazie anche al Direttore Guido Angelozzi con cui avevo già collaborato a Spezia. Abbiamo svolto un buon campionato, peccato essere usciti dalla corsa ai play-off all’ultimo soffio. La decisione di andare a Frosinone è stata dettata anche dal fatto che è una società molto seria con un progetto ben definito e che lavora molto bene in quest’ottica, visto anche i risultati che sta ottenendo anche quest’anno”.

Quest’anno hai deciso di confrontarti con un campionato estero come la Süper Lig turca, più precisamente al Fatih Karagümrük. Com’è essere allenati da un campione del mondo come Andrea Pirlo?

“Il club turco mi aveva cercato già l’anno prima quando ero svincolato. Ho deciso di intraprendere questa nuova avventura anche perché mi sentivo pronto di andare all’estero e provare a vivermi questa esperienza. Sono sicuro che crescerò molto non solo come atleta e calciatore ma anche come persona e questi primi mesi mi stanno dando la conferma. Per il ruolo che ho sempre ricoperto, Andrea Pirlo è indubbiamente uno dei miei idoli e aver la fortuna di apprendere da lui e crescere nel mio gioco è stato un fattore importante nella scelta della squadra”.

In chiusura la domanda che è il motivo della nascita di questo filone di interviste. Sempre più giovani decidono di provare a giocare all’estero, secondo te quali possono essere le motivazioni?

“Spesso mi capita di leggere le formazioni di Serie A e B e vedere che spesso 8/9 titolari sono stranieri. Faccio fatica a spiegarmelo. Alla fine non dimentichiamoci che siamo la Nazionale Campione d’Europa in carica, non siamo proprio gli ultimi arrivati. Si dovrebbe iniziare ad avere fiducia nei ragazzi che si allenano nei nostri vivai perché il talento c’è, basta solo dargli la possibilità di esprimersi. Non credo sia un caso che molte squadre estere vengano a cercare giocatori in Italia, sanno di trovare ottimi giocatori sia sotto il punto di vista tecnico che tattico e per questo si rinforzano con i nostri ragazzi”.

Ringraziamo Matteo per averci dato la possibilità di intervistarlo, noi de La Giovane Italia seguiremo sia te che gli altri ragazzi italiani nella vostra avventura al Karagümrük!