L’ex LGI si racconta: parola a Nicholas Pierini

Nuovo appuntamento con la rubrica “Ex LGI”, lo spazio in cui diamo voce ai calciatori che in età giovanile sono transitati all’interno del nostro almanacco e che oggi sono protagonisti nel mondo dei professionisti. Dopo aver ripercorso la storia personale e calcistica di Alessandro Faggioli, attaccante dell’Ancona Matelica, vogliamo dare spazio ad un altro profilo offensivo interessante. Stiamo parlando di Nicholas Pierini, classe ’98 in forza al Cesena.
DAI PRIMI PASSI IN SPAGNA ALLA SERIE A CON IL SASSUOLO
Nicholas Pierini nasce a Parma il 6 agosto del 1998. Figlio d’arte, dato che il padre Alessandro giocò, tra le altre, con la maglia dell’Udinese. La sua storia calcistica è abbastanza particolare, infatti, i primi passi li mosse in terra spagnola, precisamente a Cordoba, dove inizia la sua crescita prima di rientrare a Parma e indossare la maglia della sua città natale, dove rimase fino al fallimento della società. “L’allora responsabile del settore giovanile Francesco Palmieri mi diede l’opportunità di far parte del vivaio gialloblù, dove trascorsi 3 anni tra Giovanissimi e Allievi Nazionali. Essendo la mia prima esperienza in Italia dovetti adattarmi ad una realtà completamente nuova e a diversi metodi di lavoro. Quando ci fu la vicenda del fallimento andai all’Empoli ma decisi di “scappare”, non avendo ancora firmato nessun contratto, e seguire i miei ex compagni e il responsabile Palmieri al Sassuolo. A Sassuolo trovai l’ambiente ideale per crescere e formarmi, ma anche persone di spessore umano e con grandi competenze come mister Paolo Mandelli, che ringrazio tutt’ora”. Ai tempi della Primavera, in neroverde, si presentò con il seguente biglietto da visita: 21 reti e 5 assist in 30 presenze complessive. “Tutto bello, le premesse erano più che buone, ma le cose con il tempo sono cambiate. Si sa che nel tempo il calcio può dare come può togliere, ma iniziai a non giocare con continuità e mi sentii messo ai margini. Forse, una parte delle responsabilità era anche mia, anche se ho sempre lavorato duramente, facendo un percorso senza avere la strada spianata da nessuno. Non vedendo ripagati i miei sforzi mi stancai”. Nonostante ciò, a Sassuolo è riuscito a ritagliarsi la gioia di esordire in Serie A: “Nel periodo con Bucchi in panchina riuscii a far parte in pianta stabile della prima squadra ed ebbi la gioia di esordire al San Paolo contro il Napoli. Feci tre presenze in campionato e una in Coppa Italia”.
UN INIZIO DI CARRIERA TRA ALTI E BASSI
La stagione 2018/19 fu l’inizio di un nuovo capitolo della sua carriera. Prima a La Spezia, dove fu autore di una buona stagione (25 presenze e gol in campionato). L’anno dopo, per vari motivi, legati alle scelte del mister, ci fu un altro trasferimento, sempre in prestito, questa volta con destinazione Cosenza: “Arrivai per giocare con continuità, ma anche qui ho avuto problemi con società ed allenatore. In più subentrò un problema di carattere fisico abbastanza fastidioso come la pubalgia. In seguito, per non farsi mancare nulla, ci fu anche il lockdown”. Nell’estate del 2020 fece ritorno a Sassuolo, ma ad ottobre fu ceduto in prestito all’Ascoli: altra scelta non fortunata visti i problemi societari ed il cambio di allenatore. A gennaio partì per la volta di Modena, dove finalmente trovò un ambiente sano e a lui consono. Furono però gli infortuni a frenarlo: “Dovetti stare fuori un mese, appena arrivato a Modena, per uno stiramento all’adduttore. Ci misi un po’ a ritrovare la forma fisica ma chiusi la stagione con 3 gol e 4 assist nelle ultime sei gare”.
NUOVA VITA A CESENA
Oggi Nicholas è diventato a tutti gli effetti un giocatore del Cesena, in quanto il Sassuolo ha deciso di cederlo a titolo definitivo: “Hanno deciso di non puntare più su di me, e sono scelte legittime, che rispetto. Mi sarebbe solamente piaciuto avere maggiori possibilità per mettermi in evidenza. Oggi alle società conviene di più puntare su un ragazzo straniero, pagando meno tasse e avendo una serie di vantaggi, ma così purtroppo a livello italiano non si cresce. Da questo punto di vista rispetto ad altri paesi europei siamo indietro anni luce. Inoltre in Italia molti allenatori hanno quasi timore a gettare nella mischia i giovani, ma non è che mettendoli in campo si va a giocare con un uomo in meno… L’errore fa parte della crescita, è fisiologico, e bisogna lasciarli sbagliare per formarli nella maniera migliore”. A Cesena Pierini sta trovando una realtà su misura per lui: “Qui mi sto trovando molto bene. All’inizio ero leggermente in ritardo di condizione, ma pian piano sono entrato a regime trovando continuità. All’inizio faticavo a sbloccarmi. Io, essendo un ragazzo sensibile, soffro quando non gioco o non riesco a segnare. Ne parlai con il mister senza peli sulla lingua. Mi diede fiducia, ed ho scoperto che forse è proprio questo l’ingrediente che mi serviva. Da lì in poi trovai anche i gol: nelle ultime tre partite ne ho segnati due, ma so di non aver ancora fatto niente, la strada è ancora molto lunga”.
IL PROFILO E LE AMBIZIONI PERSONALI
Pierini è un esterno offensivo molto duttile, in quanto può giocare su entrambi i fronti, essendo in grado di utilizzare in maniera efficace entrambi i piedi: “Mi definisco un attaccante moderno, a cui piace venire incontro per prender palla e quando ci sono gli spazi e tempi giusti so inserirmi alle spalle dei difensori; in più sono abbastanza veloce quindi sono uno di quegli attaccanti che dà pochi punti di riferimento agli avversari. Allo stesso tempo sono altruista, e se c’è da aiutare un compagno a segnare non mi tiro indietro”. All’immancabile quesito sulle attività extra calcio giocato: “Purtroppo non riuscii a terminare la scuola perché mister Bucchi a quei tempi faceva gli allenamenti al mattino. Provai a concludere con le serali ma mi resi conto dopo tre mesi di non riuscire a conciliare le due cose fisicamente e mentalmente, dati i ritmi che il calcio mi imponeva. Fortunatamente, non essendoci un tempo limite, una volta che smetterò di giocare a pallone, mi attiverò sicuramente per terminare un percorso di studi, che ritengo molto importante. Ogni tanto penso al futuro, anche se spero di avere ancora davanti tanti anni di carriera come calciatore. Non escludo di poter frequentare in futuro corsi per diventare allenatore o direttore sportivo, dato che mi piacerebbe rimanere dentro l’ambiente sportivo”.