La favola bergamasca di Rinaldi: dallo Scudetto U16 al debutto in Primavera

Ci sono debutti che passano inosservati, altri invece che sembrano segnare un inizio. Quello di Alessandro Rinaldi in Primavera 1 appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Difensore classe 2008, ha fatto il suo ingresso contro la Roma con la sicurezza di chi è abituato a guidare, non a seguire. E l’Atalanta, che di talenti ne ha cresciuti tanti, sa bene di avere tra le mani un profilo speciale: un leader silenzioso, che porta la Dea sempre nel cuore.
Nato a Ponte San Pietro e atalantino fin da bambino, Rinaldi ha iniziato la sua avventura a Zingonia a 10 anni insieme al fratello gemello Michele, a differenza sua centrocampista. Quest’anno ha collezionato oltre 20 presenze insieme all’Under 17 allenata da Polenghi, che non è purtroppo riuscita a centrare la qualificazione ai playoff.
Il suo nome è rimasto scolpito nella memoria di molti, soprattutto per la straordinaria stagione 2023/24, quando da capitano dell’Under 16 ha conquistato (insieme ai propri compagni) lo Scudetto. La finale vinta contro il Milan fu "soltanto" la ciliegina di una torta costruita con sacrificio e talento. Rinaldi, infatti, fu uno dei pilastri della squadra di Gambirasio: sempre affidabile, spesso decisivo. Come nella semifinale contro l’Inter, quando segnò un gol pesantissimo che mise in discesa il ritorno, dopo la vittoria già ottenuta all’andata.
Il senso di appartenenza è nel suo DNA. “Da bergamasco, giocare per la squadra della propria città è davvero bellissimo – ha dichiarato tempo fa ai canali dell'Atalanta – Io ho anche l’onore e la responsabilità di essere capitano, per cui nel mio piccolo, prendendo ispirazione dai giocatori della prima squadra che vestono questa maglia da tanto tempo e che per me sono degli esempi, cerco di trasmettere a tutti il senso di appartenenza e lo spirito dei bergamaschi”.
Silenzioso ma presente, giovane ma già guida: Rinaldi non è solo una promessa, è un simbolo in costruzione. E Bergamo se lo tiene stretto.