Andrea Luongo, il trequartista della Nazionale che resiste (ed evolve)

L'Italia di Favo è l'unica squadra, presente quest'anno agli Europei Under 17, che utilizza ancora il "trequartista puro".
21.05.2025 11:30 di  Stefano Rossoni   vedi letture
Andrea Luongo, il trequartista della Nazionale che resiste (ed evolve)

Tra i protagonisti della vittoria dell'Italia agli Europei Under 17 c’è sicuramente Andrea Luongo, che ieri ha brillato (nuovamente) per visione, tecnica e lucidità nelle giocate chiave. Un’azione in particolare ha esaltato le sue qualità: dribbling secco sul diretto avversario, sguardo in area e un cross perfetto per la testa di Arena, che non ha potuto far altro che insaccare. Un assist delizioso, che ha impreziosito una prova già ampiamente positiva.

Per Luongo non è la prima volta, da decisivo, con la maglia azzurra: lo era già stato all’esordio del secondo girone di qualificazione contro la Slovacchia, quando una sua rete aveva sancito l’1-0. Non è un caso che il CT Favo, al debutto nella fase finale, gli abbia affidato le chiavi della trequarti nel 4-3-1-2 con cui l’Italia si è presentata alla competizione. Un modulo ormai raro, in un calcio che sembra voler mettere in "soffitta" la figura del trequartista puro.

In questa edizione degli Europei Under 17, casi simili sono pressoché assenti. Solo la Cechia, ieri, ha impiegato Cizek in posizione centrale, ma in un 4-2-3-1 più fluido. La Germania si affida invece al talento di Karl, numero 10 "nominale" ma portato a defilarsi e svariare, più che a interpretare il ruolo in modo tradizionale. Le big come Francia, Inghilterra, Portogallo e Belgio, così come l’Albania, hanno tutte adottato il 4-3-3, privilegiando esterni rapidi, abili nel dribbling, e un centrocampo a tre più dinamico.

Il ruolo del trequartista, col tempo, non è scomparso del tutto, ma si è senza dubbio trasformato. È diventato meno statico e più ibrido, che richiede duttilità, lettura del gioco e capacità di adattamento continuo. Luongo dà garanzie assolute in quella posizione, ma oltre a ciò permette (per caratteristiche) di venir impiegato a gara in corso in altri ruoli. Nato infatti come regista davanti alla difesa nelle giovanili del Torino, ha sviluppato una completezza tecnica-tattica tale per cui può ricoprire, nel migliore dei modi, tutte le posizioni del centrocampo. Lo ha dimostrato anche contro la Cechia quando, con l’ingresso di Maccaroni nella ripresa, ha arretrato a mezzala con disinvoltura, senza mai perdere incisività.

Avere in rosa un giocatore così, è una "benedizione" per ogni allenatore: intelligente, versatile ma soprattutto decisivo.