Parola agli allenatori: Stefano Lucchini Primavera Feralpisalò

Oggi è il turno nella nostra rubrica domenicale con Stefano Lucchini, tecnico dei Leoni del Garda nel Campionato Primavera 2.
19.02.2023 18:30 di  Alessandro Fontana   vedi letture
Stefano Lucchini
Stefano Lucchini
© foto di ©FeralpiSalò

Buongiorno Stefano e grazie mille per la disponibilità. Dopo una prolifica carriera sui campi di Serie A come giocatore, com’è nata la voglia di allenare?

“Già negli ultimi anni da calciatore capitava che spesso i mister che mi allenavano iniziassero a propormi di intraprendere il percorso in panchina una volta appesi gli scarpini al chiodo. Ero visto come un allenatore in campo data la mia esperienza e la mia capacità di comunicare con i miei compagni e quindi è stato abbastanza naturale il passaggio dal rettangolo verde alla panchina. L’ultimo anno a Cremona da giocatore, coinciso con la promozione in Serie B, mi aveva visto fermo ai box per diverso tempo a causa di un infortunio e quindi, nonostante avessi ancora un anno di contratto, ho parlato con la società e abbiamo deciso di iniziare il percorso da allenatore”.

Quali squadre hai allenato in questi anni?

“Ho iniziato con l’Under 16 della Cremonese e dopo il primo anno mi è stata affidata la squadra Primavera che ho guidato per due stagioni. Nel 2020 poi è arrivata la possibilità di affiancare mister Luigi Del Neri come allenatore in seconda al Brescia, nonostante un’esperienza durata poco tempo è stato comunque molto formativo. La scorsa stagione mi è stata affidata la prima panchina dei “grandi”, la Pergolettese, con la quale son rimasto fino a marzo. Quest’estate poi la Feralpi Salò, in particolar modo Alex Pinardi direttore tecnico del settore giovanile e mio ex compagno nelle nazionali giovanili, ha voluto affidarmi la panchina della Primavera e ho accettato con entusiasmo”.

In questi anni da allenatore come sei cambiato?

“Come spesso si dice la gavetta è davvero importante. Mi sento infatti migliorato sotto ogni aspetto. Parlando in maniera puramente calcistica mi sono evoluto da un punto di vista tattico, ma la cosa di cui sono maggiormente orgoglioso è il rapporto che ho stretto con tutti i ragazzi che ho allenato. Sono un allenatore molto diretto e che vuole sempre grande intensità e il massimo da ogni calciatore quando è in corso una seduta di allenamento, ma al tempo stesso mi piace fermarmi a chiacchierare con loro, ridendo e scherzando senza problemi, quando si è fuori dal campo. Mi piace molto creare gruppo e instaurare rapporti che durano nel tempo. Son convinto che se si crea il giusto clima quando poi si chiede uno sforzo in più in partita al tuo giocatore, il ragazzo lo fa volentieri conscio di aiutare il gruppo".

Hai una filosofia di gioco precisa che cerchi di trasferire ai tuoi ragazzi?

“Quello che chiedo ai miei ragazzi è di proporre sempre il proprio gioco, non importa se si sta vincendo o perdendo o se l’avversario è più forte, l’importante è saper riconoscere i momenti della gara e essere in grado di interpretarli. Ad esempio, a me piace che i miei giocatori partano dal basso a costruire gioco, ma se incontriamo squadre che pressano alto e ci mettono in difficoltà dobbiamo capire di essere più diretti e cercare di verticalizzare velocemente per rischiare di meno. Credo che nel calcio moderno la vera bravura sia interpretare le situazioni e diversificare il modo di giocare. Essere duttili, imprevedibili e saper cambiar faccia può spesso essere determinante per sorprendere gli avversari”.

Ti ispiri a un allenatore in particolare?

“Nella mia carriera ho avuto la fortuna di essere allenato da grandi allenatori e ognuno di loro mi ha trasferito qualcosa. Sicuramente quello che più mi ha influenzato è stato Luigi Del Neri. Con lui sono migliorato in fase difensiva come calciatore, basti ricordare che nell’anno in cui con la Sampdoria ci siamo qualificati alla Champions League eravamo la miglior difesa in casa d’Europa. Ho avuto la fortuna anche di affiancarlo nell’avventura a Brescia come allenatore in seconda. Stando con lui fianco a fianco per molte ore ogni giorno, sebbene solo per un mese e mezzo, ho continuato a apprendere e imparare nuove cose, rendendomi conto di quanto il lavoro dell’allenatore sia complesso e pieno di sfaccettature da considerare se lo si vuole fare al meglio”.

Hai allenato sia i grandi che i ragazzi, quali sono i pro e i contro?

“Per quanto riguarda il calcio dei grandi la cosa che preferisco è quella di giocarmi un campionato professionistico con obiettivi ben prefissati e la possibilità di giocare contro squadre blasonate che aumentano il pregio dell’esperienza sicuramente. Se devo pensare a una cosa negativa invece, senza dubbio dico la poca pazienza che c’è. Quando i risultati non arrivano si inizia subito a ragionare di cambiar l’allenatore come se questo risolvesse tutto; non si considera mai il percorso di crescita della squadra e il fatto che i calciatori seguano e interpretino al meglio le direttive dell’allenatore. L’unica discriminante è sempre e solo il risultato e questo spesso intacca un allenatore che sta svolgendo bene il suo lavoro e la squadra è con lui. Allenando in Serie C si ha però la fortuna di incontrare molti giovani che sono appena usciti dal settore giovanile e quindi mi ricollego all’allenare i ragazzi. È stupendo vedere quanto apprendano velocemente e i risultati si vedono giorno dopo giorno. Si migliora in maniera incredibile sia dal punto di vista tattico che tecnico, ma anche fisico, in men che non si dica. Ogni tanto si deve magari tornare indietro e rispiegare concetti che dovrebbero esser già ben consolidati, ma vedere lo sviluppo dei giovani è una soddisfazione impagabile”.

Ringraziamo Stefano Lucchini per il tempo che ci ha concesso e da parte de La Giovane Italia un grosso in bocca al lupo per la seconda parte del Campionato di Primavera 2 con i Leoni del Garda.