Telecronache LGI: la prima volta non si scorda mai

A Genova La Giovane Italia si è lanciata in una nuova avventura: raccontare (a due voci) il calcio giovanile in diretta su YouTube
10.12.2022 12:00 di  Luca Pellegrini   vedi letture
Il team LGI ad Arenzano
Il team LGI ad Arenzano

Come tutti i miei coetanei, sono cresciuto giocando a calcio nel parchetto dietro casa. Pomeriggi interi a correre dietro ad un pallone, organizzando partite che duravano ore, sbucciandosi le ginocchia, sporcando e rovinando scarpe e pantaloni. Il fischio d’inizio coincideva con l’ultima campanella della giornata scolastica, quello finale con l’ennesimo richiamo delle mamme, a metà tra l’esasperato e l’implorante. Su quel prato segnavamo un gol dopo l’altro, in sfide che terminavano con punteggi da NBA. 50 a 48 e un caro saluto al catenaccio italiano. Tutti cercavano di riprodurre le giocate o le esultanze dei calciatori che guardavamo in televisione: la veronica di Zidane, il doppio passo di Ronaldo, le punizioni di Baggio, il cucchiaio di Totti, il tiro a giro di Del Piero e l’aeroplanino di Montella. Rispetto ai miei amici, però, io aggiungevo un dettaglio. Io imitavo anche i telecronisti. Lo facevo quando in campo c’ero io, quando giocavo con gli omini in salotto o con la PlayStation in camera mia. Per me il racconto di una partita era importante tanto quanto la partita stessa. Negli anni questa passione non è diminuita, anzi. È diventata prima un sogno e poi un obiettivo. Così, due settimane fa, quando La Giovane Italia mi ha chiesto se me la sentissi di fare la telecronaca di una sfida del Settore Giovanile Scolastico in diretta su YouTube, non ho dovuto neanche pensare alla risposta.

Il 26 novembre era la data cerchiata in rosso sul calendario. Genoa-Alessandria di Primavera 2 era l’incontro in questione. Il “Centro Sportivo Nazario Gambino” di Arenzano la cornice. Che la situazione avesse ben poco di consueto era lampante. Campo in riva al mare, sole e temperatura estive, pubblico che per numeri e comportamento raramente si vede sugli spalti di una gara di Under 19. E poi, ovviamente, postazione di commento targata La Giovane Italia. No, decisamente non si trattava di un sabato normale. Anche le emozioni del prepartita (anzi: soprattutto le emozioni del prepartita) non erano le solite. Sapevo benissimo che non si trattava della finale di Champions trasmessa in televisione in prima serata, però sentivo comunque di essere più vicino che mai al mio sogno di bambino. Ogni prova tecnica prima del calcio d’inizio era una farfalla che si aggiungeva nello stomaco. Videocamera, computer, cavi, microfono, cuffie, connessione: ogni apparecchio testato era un battito d’ali nella pancia. Poi il fischio dell’arbitro ha squarciato l’aria ed è cominciato il divertimento. E ho avuto l’ulteriore riprova del fatto che, quando ci dedichiamo alle nostre passioni, il tempo scorre in modo differente. I 90 minuti mi sono scivolati tra le mani e in un soffio mi sono ritrovato nel recupero. Tra un gol e un intervento della seconda voce – Paolo Ghisoni, cui va il ringraziamento per avermi proposto questa avventura e per essere stato il mio compagno di viaggio – la fine del match è arrivata inevitabile come il richiamo delle mamme.

Genoa-Alessandria è stata il debutto, ma non il canto del cigno. Il giorno seguente, infatti, è stata la volta di Genoa-Fiorentina Under 17 e la settimana successiva quella di Spal-Monza Under 18. Il mare ha smesso di fare da cornice, il sole è sparito e la temperatura è scesa in picchiata, ma per il resto non è cambiato nulla: l’entusiasmo all’arrivo in postazione, l’adrenalina del pre gara, la compagnia pacata e affidabile della seconda voce, i gol e le storie dei protagonisti in campo da raccontare. Un mix che mi auguro (anche se sarebbe meglio dire “ci auguriamo”, intendendo tutti coloro che lavorano per La Giovane Italia) nel 2023 possa diventare un appuntamento fisso. Una routine di cui non ci si stanca. Come quando all’uscita da scuola ci si ritrovava al parchetto, pronti a rincorrere un pallone fino a sera.