Romeo e Giannelli: la coppia per i giovani del FBC Gravina

24.12.2021 08:45 di  Diego DAvanzo   vedi letture
Romeo e Giannelli: la coppia per i giovani del FBC Gravina

In sella al FBC Gravina a guidare il settore giovanile c’è una coppia giovane, legatissima al territorio pugliese. Fabio Romeo, ex calciatore della squadra, gestisce la parte tecnica mentre Alberto Giannelli – team manager per nove anni al FBC Gravina – amministra quella burocratica. Li abbiamo intervistati "in coppia", perché insieme stanno dando nuova linfa ai giovani della società che milita in Serie D da sei anni: regole, innovazioni e trasparenza per provare a rendere i loro ragazzi dei Professionisti.

Siete una coppia nuova a guidare le giovanili del Gravina: quali sono i valori condivisi che volete apportare alla società e sui quali basate il vostro lavoro?A: "Appena ci siamo confrontati siamo stati subito d’accordo: bisogna essere precisi in tutto, sia dalla chiarezza dei concetti sia negli orari e tempistiche con cui fare le cose, questo concetto deve partire dalla dirigenza e arrivare ai ragazzi.".
F: "Difatti, a tutti i 75 componenti delle tre categorie in gestione abbiamo dato un “vangelo” - come lo chiamiamo noi - un foglio dove ci sono tutte le regole da osservare sul campo. Dobbiamo dargli la mentalità da professionisti e non da “classica” scuola calcio. Serve credibilità pur essendo consci che vedere emergere un ragazzo stabilmente nei professionisti è difficile.".

Fabio, dal punto di vista tecnico quali sono gli aspetti che hai introdotto o che vuoi migliorare nel settore giovanile?
"Fino a due anni fa giocavo in Prima Squadra e quando vedevo i ragazzi della Juniores allenarsi con i grandi, erano molto indietro nell’aspetto fisico e anche in quello tecnico-tattico. Oggi, oltre a delle migliorie generali, facciamo giocare tanti ragazzi sotto età: ad esempio in Juniores ci sono cinque ragazzi 2005, serve ad accelerare il processo di crescita.
Alla fine però la mentalità fa la differenza. Un nostro ragazzo è stato provinato in Serie C, al Sudtirol, è tornato e ci ha riferito: “Sembrano delle macchine dal punto di vista dell’atteggiamento”. Noi miriamo a questo obiettivo.".

Mi pare abbiate un forte legame con il territorio: avete la vostra Academy, un legame stretto con l’ASD Piccoli Campioni Gravina… ma oltre al calcio ci sono altri progetti per collaborare con la vostra terra?
A: "Stiamo pensando di andare nelle scuole per raccontare cos’è la purezza del calcio e i valori che può trasmettere nella vita di tutti i giorni. Inoltre vogliamo inserire la figura del mental coach, oggi i ragazzi vanno curati anche sotto questo aspetto.".
F: "In società siamo attenti alle tematiche sociali, per esempio il nostro preparatore atletico delle giovanili ha scritto un libro sulla sua amicizia con un ragazzo affetto da disabilità. Vogliamo fare qualcosa e abbiamo in cantiere dei bei progetti ma prima dobbiamo strutturarci sul campo, sicuramente dopo verrà il resto… in primis la squadra femminile.".

Mi rivolgo ad Alberto su un tema delicato: il trasferimento dei giovani ragazzi tra diverse città e società. Come si gestisce questo passaggio per evitare scorrettezze e restare in buoni rapporti?
"Per prima cosa bisogna chiamare l’altro responsabile del settore giovanile per instaurare un rapporto, senza sotterfugi. Anche in questo si devono trattare i tesserati come futuri calciatori. Poi cerchiamo un accordo con degli scambi, sempre guardando alla situazione del ragazzo.
Con le scuole calcio invece è diverso, abbiamo iniziato cinque collaborazioni sul territorio per valorizzarle. Proponiamo degli incontri formativi con la Prima squadra, organizziamo tornei tra di loro, le facciamo entrare in campo con i calciatori alla partita di campionato. In questo modo ognuno trae beneficio dal rapporto, senza farsi guerre inutili.".

Se poteste imporre una regola che ancora non esiste nei settori giovanili italiani, quale sarebbe?
A: Servono delle norme federali per il comportamento dei genitori e delle linee guida che arrivino dall’alto, è necessario far capire qual è l’idea generale di un comportamento corretto. Nella maggior parte dei casi, se un ragazzo ha degli atteggiamenti sbagliati è colpa dei genitori.
F: Mi accodo a quanto dice Alberto. Certe persone non capiscono che non tutti possono, o soprattutto non vogliono, diventare calciatori nel lungo periodo. Nel calcio come in ogni altro ambiente della vita, è fondamentale avere rispetto delle capacità e delle intenzioni di tutti.